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I 20 migliori dischi del 2019 secondo NeverWas Radio

Written by on dicembre 22, 2019

Come ogni anno è arrivato il momento di tirare le somme anche per noi. Con il supporto di Under The Bridges abbiamo selezionato i 20 migliori dischi del 2019. La grande novità? Ci sono anche degli stranieri.
Scopri qui sotto la lista!

Dobbiamo ammettelo: quest’anno è stata davvero più dura del solito.  Il 2019 ha regalato una quantità sorpredente di musica ottima (di questo non possiamo che essere felici) e scegliere solo 20 album, inizialmente, pareva impossibile. Se negli anni precedenti, inoltre, avevamo selezionato i “20 migliori dischi italiani”, quest’anno abbiamo deciso di aprirci anche all’estero, essendo lo staff di Under The Bridges parecchio esterofilo e la playlist di NeverWas Radio sempre ricca di proposte fresche e di qualità provenienti da tutto il mondo.
Nico, Fra, Gerry e Dani, hanno dunque selezionato per voi 20 album “top” che proprio non potete perdervi prima di chiudere il 2019. Ovviamente, non mancheranno delle sorprese 🙂

—– Fra —–

Machete – Machete Mixtape 4

Ormai quello di Salmo è un marchio di garanzia. “Dedicato a chi pensa che il rap in Italia vale zero”, la Machete Crew dimostra che anche da noi lo spessore nella scena rap non manca. Vecchie glorie e nuove leve a braccetto, da Marracash a Massimo Pericolo, da Fibra a Ghali. Poi Dani Faiv, theSupreme, Beba, Sick Luke. Insomma, sotto la guida di Salmo, nessuno può sbagliare. Re Mida.

King Gizzard & The Lizard Wizard – Infests the Rats Nests

Era dai tempi di Kill ‘em All che non si sentiva un disco thrash metal tanto essenziale quanto completo. La band australiana, con il secondo disco pubblicato nel 2019, ci regala uno strepitoso concept album sulla fine del mondo causata dai disastri climatici. Riff taglienti, ritmiche incalzanti, sound granitico e parole profetiche. La colonna sonora perfetta per l’estinzione della razza umana.

Slowthai – Nothing Great About Britain

Il titolo parla da se, slowthai ha qualcosa da dire riguardo la situazione socio-politica del suo paese. E lo fa sbattendo in faccia in maniera nuda e cruda i problemi che sta attraversando la nazione, senza troppi peli sulla lingua. Grime, Hip-Hop, Urban, chiamatelo come volete, ma questo è un disco punk fatto e finito, di quelli capaci di risvegliare la coscienza delle persone. Speriamo che qualcuno gli dia retta…

Mac DeMarco – Here Comes the Cowboy

Il cantautore “da divano” canadese è uno di quegli artisti che è riuscito a creare un modo tutto suo di fare musica pop. Il suo sound è un’icona del nostro secolo, figlio della creatività che nasce dalla noia. Le sue canzoni sono liquide, felicemente malinconiche, a volte quasi creepy e lasciano sempre l’ascoltatore a metà tra una sensazione di conforto e un misto di diffidenza e disorientamento. Con questo disco conferma le sue immense capacità di songwriter, sempre minimale, ma mai banale.

The Unsense – Est

Ormai per la scena varesina sono un’istituzione. I The Unsense anche questa volta hanno sfornato un disco di altissimo livello, senza avere il minimo timore di andare contro i trend del momento. Un lavoro in cui mostrano anche un nuovo volto, un lato meno dark e tendente a sonorità più morbide. Senza però mai abbandonare l’enorme cura del sound e dei testi a cui ci hanno abituato. Un album evocativo, che mette in gioco emozioni, pensieri, opinioni, sensazioni estremamente profonde e meditate che spingono ad una attenta riflessione su alcuni aspetti dell’essere umano.

—– Nico ——

Giuda – E.V.A.

Quarto album per la rock n roll band di Roma che fa impazzire il mondo. Un disco registrato in presa diretta, il primo con una formazione piuttosto stravolta rispetto alle precedenti pubblicazioni. Il  basso – suonato dal frontman Tenda – fa da padrone, e si destreggia tra sintetizzatori, chitarre distorte e ritornelli catchy. Il tutto in una splendida ambientazione spazial-retrofuturista. Forse il miglior disco della band.

Jennifer Gentle – Jennifer Gentle

Il grande ritorno di Marco Fasolo e i suoi Jennifer Gentle non poteva essere migliore: 17 canzoni racchiuse in un disco omonimo che proiettano l’ascoltatore in un’altra dimensione. Un viaggio all’interno della fantasia di Marco, una psichedelia raffinata e una cura per il sound maniacale. I Jennifer Gentle colonna portante della scena indipendente italiana. Sub Pop ci aveva visto lungo.

Big Thief – Two Hands

Il disco che consacra la band di New York tra le nuove star del panorama alternativo. Grezzo al punto giusto, registrato in presa diretta, si tratta di un album di atmosfere e canzoni indimenticabili come la mastodontica “Not”, la nostalgica “Forgotten Eyes” o la dolce title track. Adrianne Lenker e i suoi soci quest’anno hanno davvero dato il massimo, tanto da guadagnarsi la nomination ad un Grammy con il loro precedente disco “U.F.O.F”, uscito sempre nel 2019, che, dopo l’ascolto di “Two Hands” non potrete fare a meno di riprendere e rimanere incapaci di scegliere quale sia più bello.

Umut Adan – Bahar

Cantautorato turco, incorniciato da sonorità andalou-psych. Mi permetto di citare direttamente Umut durante l’intervista fatta prima di ospitarlo ad una NeverWas Radio Night “… ho voluto elaborare la musica di protesta la protesta contro il sultano, contro l’autoritarismo, il malessere, la povertà, e la ricerca della libertà e dell’amore, (che) sono sempre stati: il pane della terra in cui sono cresciuto”. Prodotto da Marco Fasolo, Bahar va oltre ogni gap linguistico e più che un disco, direi che è un dito nel petto che tocca il cuore. 

There Will Be Blood – Beyond

Dopo tanti anni di attesa, nel 2019 sono tornati finalmente anche i There Will Be Blood. Beyond ufficializza la formazione allargata (da tre a cinque elementi) e riporta sulla cresta dell’onda la band blues-rock varesotta. Negli 11 brani dell’album tornano, alle volte, le atmosfere scure e torbide di Without (il loro secondo album), i grandi viaggi attraverso le grandi pianure statunitensi – con brani come “Catrina” o “Snake”- , e gli ottimi rotrnelli catchy.
Impossibile non muovere la testa.

—– Gerry —–

C’mon Tigre – Racines

Il duo anonimo e misterioso è tornato con un disco pieno di influenze: si passa dalla disco al jazz, dall’afro-beat al funk e ancora alla dance. Un disco italiano ma con ampio respiro internazionale, un esemplare unico nel panorama del bel paese. Me lo sono divorato in ogni situazione, ottimo per esempio come sottofondo mentre si lavora (o si fa finta di farlo).
Sexy.

Michael Kiwanuka – Kiwanuka

La sua voce ti entra nell’anima e te la squarcia. Ha un sound 70ies ma moderno allo stesso tempo, tra melodie pop e sperimentalismi. Ci si potrebbe fare montagne di pare sulla qualità e la ricerca del suono, ma riassumendo è un disco che entrerà nella storia. Sono riuscito a vederlo live, un concerto da pelle d’oca e a lunghi tratti commovente.
Bomba vera.

Balthazar – Fever

Ti entra in testa e non se ne esce più. Le linee di basso si impossessano del tuo corpo e ti fanno muovere il culo anche se sei in coda alle poste. È dark ma ballereccio allo stesso tempo, com’è possibile? Influenze e sperimentazione sono alla base di questo disco che non può non coinvolgere.
Dance Dance Dance!

Brenneke – Nessuno lo Deve Sapere

È tornato ed ha alzato ancora un po’ l’asticella. I suoi dischi hanno fatto da sottofondo nei momenti più belli e più brutti dei miei ultimi anni e sono proprio affezionato a lui. Ha voluto distaccarsi dai precedenti lavori e sperimentare, inserire sintetizzatori e l’elettronica, rimane uno dei migliori parolieri del varesotto e ha tutte le carte per fare bene. Quando il prossimo disco?
Bravo Brenneke, bravo…

Pufuleti – Tumbulata

Basi old school, ritmica storta e senza senso logico, testi tirati fuori da programmi Mediaset anni ’90: troppo avanti. Non ci credo nemmeno io di aver messo un disco rap nei miei best di quest’anno ma lui ti prende il cervello, te lo mastica e te lo risputa nella calotta cranica. Uno dei dischi più all’avanguardia degli ultimi anni, sembra una perculata ma ti giuro che è vero.
Uomo dei pilastri.

—– Dani ——

Nick Murphy – Run Fast Sleep Naked

Lo chiamavamo Chet Faker, ora lo chiamiamo con il suo vero nome: Nick Murphy.
Questo è un disco di debutto quindi, dopo l’assaggio che ci diede con l’ep “Missing Link” nel 2017.
Il producer e cantante australiano non ha deluso le aspettative. Un disco folle, intimo, potente, così perfetto da aver fatto incazzare la critica.
Il bello di tutto ciò? Che sia Chet o Nick, i suoi live sono il connubio di due personalità, e vi assicuro che è una bomba!

Giorgio Poi – Smog

Disegniamo un diagramma a cerchi e al centro tra pop, indie e cantautorato ci infiliamo il nome di Giorgio Poi.
Il suo “secondo primo disco”, come lo definisce lui, è composto da temi semplici ma impattanti come una coltellata al cuore.
Magari tutto quello che racconta fosse solo per gioco… Ma in fondo, è saper di essere contenti, anche senza dirlo mai.

Myss Keta – Paprika

La Main Bitch di Porta Venezia sbanca al botteghino.
Concerti sold-out in tutta Italia e nei migliori club d’Europa.
La svolta che l’accattivante e provocante Myss Fuckin’ Keta ha dato alla sua carriera è… PAZZESKA ❤

Marracash – Persona

Probabilmente è stato il disco più atteso nel panorama Hip Hop italiano degli ultimi anni.
Finalmente il King è tornato, ed è tornato col botto.
Un concept album fortissimo, che spara a zero sulla depressione, sulle relazioni tossiche e sui fallimenti della vita.
Un disco che sa anche essere sarcastico, autocelebrativo e profondo.
“Persona” ospita anche alcuni tra i compagni di questo lungo percorso del rapper di Barona, con anche qualche sorpresa…

Massimo Pericolo – Scialla Semper

Dicevamo sorpresa? Non ci stupiamo se secondo Marracash il brano che rappresenta il “sangue” del suo disco è “Appartengo” feat Massimo Pericolo. Proprio così, Massimo Pericolo direttamente da Brebbia è stato battezzato come il pupillo di Marra. Un talento pazzesco, esploso dopo aver lanciato il singolo “7 Miliardi”. “Scialla Semper” è il suo disco di debutto, nome ispirato dall’operazione di polizia che provocò l’arresto del rapper (ma questa è un altra storia…). Un album contentente brani già instant-classic, come “Cocco”, “Ansia” e “Sabbie d’Oro”.
Signori, siamo davanti a The Next Big Thing!


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